COS’È
Il ricordo consapevole di vite passate e di memorie genealogiche sono due tecniche volte al benessere consapevole e naturale della persona che ci permettono di ricordare vissuti antichi che erano parzialmente o del tutto inaccessibili alla coscienza. Sono tecniche differenti dall’ipnosi regressiva, ma altrettanto efficaci per comprendere e/o elaborare alcuni frangenti della vita presente ed innescarne un graduale e spontaneo miglioramento. Sessioni volte dunque al benessere globale e/o alla risoluzione di un disagio fisico, emozionale o energetico esistente nella vita presente.
Per questo ogni memoria che viene sollevata non può mai essere casuale, ma è sempre direttamente collegata al momento presente della persona o a qualche particolare fase della sua vita le quali sollecitano le giuste scelte di episodi tra l’infinito bagaglio di antiche memorie con il quale ognuno giunge alla vita.
Importante sottolineare che tali esperienze di memorie passate (o future) accadono anche spontaneamente in genere durante le esperienze oniriche, specialmente nei primi anni di vita o in età adolescenziale, oppure su sollecitazione da parte di particolari eventi o in certi stati meditativi.
Più sotto sono citati alcuni tra i casi più famosi e ampiamente studiati.
LA STORIA
Già dalla metà del secolo scorso, la regressione a vite precedenti venne accettata ed utilizzata da alcuni medici, psicologi e psichiatri precedentemente scettici, ed ha prodotto in molti decenni di attività sui loro pazienti, delle prove schiaccianti della veridicità di esistenze precedenti alla nascita, ma soprattutto dei benefici globali del loro stato di vita e di benessere. Tra i primi: il dott. Alexander Cannon, il dott. Arthur Guirdham, la dott.ssa Edith Fiore, il dott. Gerald Nethertonil, la dott. Gerald Edelstein, la Dott.ssa Varvara Ivanova, il dott. Peter Ramster che ha pubblicato nel 1990 In Search of Lives Past (Alla ricerca di vite passate’) e che produsse un documentario televisivo nel quale quattro donne di Sydney mai state all’estero, in seduta fornirono dettagli sulle loro vite precedenti; furono successivamente portate in quei luoghi con una troupe televisiva e testimoni indipendenti, con risultati sorprendenti ed esiti inconfutabili.
La dott.ssa Helen Wambach, autrice del libro: ‘Rivivere le vite passate’, ha ripetutamente verificato che le affermazioni dei suoi soggetti erano storicamente corrette ed il ricordo del vestiario, del tipo di cibo e degli utensili usati era più accurato che nei comuni libri di storia. Dai risultati del suo mastodontico lavoro si evince che il 50,6 % delle vite precedenti appartenevano a soggetti maschili e il restante a soggetti femminili, in conformità con i fattori biologici. Il numero delle persone che riferiva di vite benestanti rientrava esattamente nelle proporzioni stimate dagli storici in materia di distribuzione tra le classi sociali per i periodi presi in considerazione.
Oggi, moltissimi eminenti psicoterapeuti come per esempio Brian Weiss, Angelo Bona (entrambi anche famosi scrittori e divulgatori) utilizzano sempre più frequentemente la regressione a vite passate per la velocità con la quale essa può apportare cambiamenti migliorativi nelle vite e nello stato di salute dei loro pazienti.
COME SI SVOLGE UNA SEDUTA
Viene effettuata in stato di profondo rilassamento, ma in piena consapevolezza, cioè mantenendo la presenza sia della realtà attuale che di quella passata – più o meno come ricordare ad occhi chiusi e con immedesimazione, un evento della vita presente in modo molto vivido.
Durante la seduta, sotto la guida del conduttore, il soggetto accede alla dimensione inconscia ed emotiva per ritornare via via sempre più indietro nel tempo. Egli può interagire verbalmente per raccontare cosa sta accadendo in una o più vite precedenti sue o dei suoi antenati, del modo in cui è avvenuta la sua/loro morte e, nel caso delle proprie esistenze, del periodo intercorso tra l’una e l’altra, comprese le influenze che queste avranno su quella attuale. Possono essere ricevuti i messaggi dei Maestri o dalla Coscienza Superiore che sono sempre puntuali e significativi. In alcuni casi la persona sottoposta a queste tecniche può ricordare dettagli accurati che possono essere confermati anche grazie all’incrocio di dati tra esperienze di due soggetti diversi, per esempio tra due fidanzati, due amici, genitore e figlio ecc. nell’intento di sanare de conflitti.
Il soggetto potrà successivamente ricordare nitidamente ciò che è accaduto in seduta, sia le emozioni che gli episodi precisi e opportuni che vengono rivissuti in prima oppure in terza persona, ma sempre riconosciuti in quel momento come propri.
Gli episodi che vengono ricordati sono sempre comprensibili e accettabili dal soggetto sia dal punto di vista emozionale che fisico perché il suo stesso sistema filtra ciò che la coscienza è in grado di comprendere e sostenere. Questo avviene sia perché l’esperienza è vissuta in stato di rilassamento consapevole, sia perché l’intento ultimo di queste sedute è volto al miglioramento dello stato di benessere del soggetto e/o per l’auto- risoluzione di problematiche emozionali o fisiche.
DURATA La durata di una seduta individuale dura circa un’ora, deve essere inserita in un serio programma terapeutico e preparatorio indicato dall’operatore, programma che varia a seconda della ricettività, dell’emotività, della situazione del soggetto e della serietà del/dei disagi .oltre che nella scelta di quale tipo di esperienza: se vite passate o memorie genealogiche
PERCHÉ SCEGLIERE UNA SEDUTA
La scelta di queste pratiche non deve essere affrontata per curiosità, ma nel suo significato terapeutico, deve perciò essere inserita dopo un programma di preparazione per individuarne l’efficacia e la puntualità caso per caso.
Sono esperienze che possono essere utilizzate sia in seduta individuale, sia in più persone, anche come ricerca e soluzione di conflitti di coppia, tra familiari, di amicizia, sociali con individuazione e comprensione dei motivi di disaccordo o tensioni che spesso non sono sufficientemente riconducibili a fatti della vita attuale (e quindi apparentemente insanabili) pur subendone gli effetti deleteri.
Le sedute possono essere di supporto verso la consapevolezza perché è possibile essere condotti ad incontrare i Maestri Spirituali i quali possono offrire dei messaggi, delle riflessioni importanti e delle indicazioni circa precisi disagi (fisici, emotivi, energetici) oppure rispondere a domande relative al momento presente della persona e donarne una più alta lettura.
Spesso il ricordo di vite passate o genealogiche può innescare il processo di auto-guarigione nella risoluzione di un malessere fisico o emozionale, infatti può successivamente accadere che durante la vita consueta avvengano spontanee aperture di coscienza come, per esempio, l’elaborazione di fatti che precedentemente erano motivo di disagio; il riaffiorare di memorie della vita presente attinenti ad eventi ricordati durante la seduta provocando, nel tempo, un netto globale alleviamento e un migliore stato di benessere.
FAMOSI CASI DI RICORDI SPONTANEI DI VITE PRECEDENTI
Il caso Shanti Devi è uno dei più internazionalmente noti, avvenne nel 1930 in India da parte di una ragazzina, Shanti Devi, la quale fece molte affermazioni poi confermate dai fatti: si identificò come Lugdi, vissuta a Muttra; parlava quel dialetto senza averlo mai imparato; poco prima di arrivare nella casa in cui viveva, identificò con precisione molti luoghi; sostenne di avere dato alla luce un bimbo che era morto dieci giorni dopo il parto; sapeva dire con precisione la posizione del mobilio quando abitava lì; sapeva di aver nascosto 150 rupie e infatti il marito della vita precedente confermò che li aveva trovati dopo la sua morte; identificò i precedenti genitori tra molte persone ecc.. Tutti fatti che in seguito vennero confermati come realmente accaduti a Lugdi e, quando fu portata a Muttra, riconobbe il marito della vita precedente, Kedar Nath, parlò con lui di molte delle cose che avevano fatto insieme nella vita passata.
Per le autorità il caso fu talmente impressionante che, per indagare su di esso, venne istituito formalmente un comitato di personalità di rilievo che comprendeva un importante uomo politico, un avvocato e il direttore responsabile di un quotidiano (Pandit Neki Ram Sahrms, Tara Chand Mathur e Lala Deshbandu Gupta). Il comitato giunse alla conclusione che Shanti conosceva cose che non avrebbe potuto apprendere né con l’inganno, né con la frode né in qualunque altro modo. Nessuno dei componenti del comitato conosceva Shanti né aveva avuto con lei contatti di alcun genere. Il verdetto definitivo stabilì, in termini molto chiari, che tutte le prove supportavano in maniera decisiva la reincarnazione. Il caso ebbe notorietà internazionale e attirò l’attenzione di moltissimi tra sociologi e scrittori. Ad esempio, negli anni ’50 del secolo scorso, lo scrittore svedese Sture Lonnerstrand si recò in India per incontrare Shanti Devi e continuare a indagare in prima persona sui fatti documentati. E anche lui giunse alla conclusione inconfutabile che il caso di Shanti Devi costituisce una prova esauriente a favore della reincarnazione (Reincarnation International, gennaio 1994 n. 1 Lon).
Arthur Guirdham e la Signora Smith Un altro caso avvenuto in Inghilterra, seguito dall’ex scettico psichiatra Dott. Arthur Guirdham, fu quello della signora Smith, sua paziente, che fin dall’adolescenza ebbe incubi angoscianti ambientati in una esistenza medioevale, nei quali sognava di essere bruciata sul rogo. Fornì copie di disegni e di versi di canzoni scritti da bambina che esperti di francese medievale confermarono essere versi scritti in lingua doc, l’idioma parlato nella Francia meridionale tra il 1300/1400. Sognò di chiamarsi Puerilia, di essere vissuta vicino a Tolosa e di umili origini e che, a causa di un padre violento, scappò dal fidanzato, Roger de Grisolles. Ricordava anche particolari terribili della sua tragica fine sul rogo insieme al fidanzato, il cui autore era Pierre de Mazerolles.
Il dott. Arthur Guirdham, incuriosito, riscontrò quanto gli aveva narrato la sua paziente e negli archivi storici individuò Roger de Grisolles e Pierre de Mazerolles che, ad Avignone, fu davvero coinvolto nell’assassinio dei due Inquisitori. La donna stupì gli esperti con la sua conoscenza dei Catari di Tolosa perseguitati dall’Inquisizione e nel 1944 ricostruì, parola per parola, delle canzoni rinvenute negli archivi solo nel 1967; conosceva dettagli storici che vennero alla luce solo dopo indagini molto impegnative; conosceva, ad esempio le figure su vecchie monete francesi, precisi monili e la struttura di alcuni edifici; particolari esatti sulla famiglia e sulle relazioni sociali di persone che non erano presenti sui libri di testo e che, alla fine, furono rinvenuti negli archivi dell’Inquisizione; che la cripta di una certa chiesa veniva usata per rinchiudere i prigionieri religiosi e i dettagli di riti e abiti religiosi.
In seguito, Guirdham scoprì molte altre persone che condividevano gli stessi ricordi, e documentò il tutto nel libro The Cathars and Reincarnation (I Catari e la reincarnazione). Pur essendo stato completamente scettico, tanto da essere soprannominato “San Tommaso”, mise in gioco la sua considerevole reputazione per istruire i suoi colleghi medici sulla “Reincarnazione e la Pratica della Medicina” (Guirdham 1969).
Le ricerche del dott. Ian Stevenson La più interessante ricerca scientifica condotta sulla reincarnazione dal Dott. Ian Stevenson, Professore di Psichiatria presso la Scuola di medicina dell’Università della Virginia, fu indagare in maniera specifica servendosi del metodo scientifico, sui “ricordi spontanei di vite precedenti”.
Per un certo numero di anni intervistò, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Tailandia, a Burma, in Turchia, in Libano, in Canada, in India e in altri Paesi, oltre quattromila bambini che sostenevano di ricordare eventi di vite precedenti. La procedura dell’indagine scientifica prevedeva il controllo e l’esame di documenti, lettere, referti autoptici, certificati di nascita e di morte, referti ospedalieri, resoconti giornalistici e simili.
Stevenson scoprì che nei casi di morte violenta il bambino poteva presentare dei segni di nascita nel punto in cui era stato pugnalato, colpito da un proiettile o da qualunque altra cosa che ne avesse cagionato la morte. Un esempio significativo è quello di Ravi Shankar che ricordò con orrore che da bambino era stato decapitato da un parente con l’intento di ereditare i beni di suo padre. Il bambino aveva infatti un segno di nascita intorno al collo e indagando sulle sue affermazioni, si scoprì che la persona che egli sosteneva di essere era effettivamente morta in quella maniera.
Un altro caso riguardava un bambino turco che ricordava di essere un rapinatore in procinto di essere catturato dalla polizia. Si suicidò sparandosi con un fucile alla destra del mento e il bambino infatti era nato con un segno ben visibile sotto il mento, ma si scoprì che aveva un altro segno di nascita esattamente nel punto di uscita del proiettile. Mentre il Dott. Stevenson indagava in Turchia su questo caso, un anziano lo informò che si ricordava dell’accaduto e fornì la sua testimonianza sulle condizioni del corpo del suicida.
Ma sono innumerevoli i casi curati dal dottor Stevenson che mise in ballo la sua reputazione quando presentò al mondo il suo lavoro scientifico sulle riviste psichiatriche di maggior prestigio, come il Journal of Nervous and Mental Disease (La Rivista della Malattia Nervosa e Mentale) nel settembre del 1977 e l’American Journal of Psychiatry (La Rivista Americana di Psichiatria) nel dicembre del 1979. Pubblicò diversi volumi sui ricordi di vite precedenti, e ogni volta che veniva pubblicato un volume si accumulavano ulteriori conferme ben circostanziate delle prove a favore della reincarnazione.
INFORMATIVA
Un serio operatore di Discipline Bio-Naturali (DBN) per il Benessere – oggi Complementari, è in possesso di regolari attestati di frequenza di scuole serie e accreditate, ha sostenuto tutti gli esami relativi ed ha praticato per un tempo sufficiente sotto la guida di uno o più operatori esperti. Egli non compie nessun atto medico e nel rispetto del proprio codice deontologico non induce mai e per alcun motivo un soggetto a sospendere o modificare eventuali cure allopatiche (mediche), anzi cerca sempre di favorirne i benefici supportando, integrando e collaborando con il medico nell’esclusivo interesse globale della persona che si rivolge a lui.